Forse
in poche regioni come la Calabria l'artigianato ha trovato la sua ragione
d'essere. L'artigianato calabrese ha origini antichissime ed associazioni
corporative molto remote. Non c'é attività umana in cui esso non sia
sviluppato.
E'
la produzione di oggetti in ceramica in primo piano nell'artigianato calabrese.
Botteghe di ceramisti sono diffuse in parecchi centri, da Altomonte a Gerace,
Belcastro, Squillace, Seminara e Palmi. Al tornio si continua a modellare di
tutto: barilotti di diverse misure per far invecchiare il vino, pannelli a
soggetto religioso, vasi e "quartare"
variopinte. A locri si sfornano ancora "pinakes"
come quelle antiche e lucerne ed anfore con testa; a Squillace "orialori"
e "salaturi"; a Gioiosa
Jonica e Roccella "cuccume"
e "quartarelle" ; a Soriano
vasi da giardino e tegole. E la lista potrebbe continuare all'infinito.
La
tecnica è rimasta sempre la stessa: l’artigiano prepara l’argilla con
quella sabbia che ha la capacità di amalgamarsi con l’acqua formando una
sostanza resistente ed elastica che batterà, dopo averla dosata e lungamente
mescolata, per eliminare possibili porosità. Le mani dell’artigiano sono
grandi e forti e l’argilla, sul tornio che egli stesso muove pedalando alla
velocità ed al ritmo giusto, prende forma, da quelle mani che premono, scavano,
accarezzano e si plasma assumendo le forme e le dimensioni più diverse.
Nascono
così “‘i vozze” e “i salaturi”, “i frhischietti”, “i giarre”,
“i pignate” e “i tiani” ma anche piatti, bicchieri, vasi, anfore e
quant’altro. La fantasia del vasaio non ha limiti perché l’oggetto,
completata la modellatura iniziale, può essere arricchito da elementi
decorativi applicati oppure inciso a mano mentre il pezzo è ancora crudo.
Per
certe forme particolarmente complicate è indispensabile utilizzare degli stampi
speciali, in questo caso l’impasto però dovrà essere più fluido.
L’argilla
però, può anche diventare scultura, bassorilievo, pannello decorativo, o pezzo
unico e irripetibile da dipingere o verniciare.
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