Un tempo si credeva che Crotone fosse protetta dalla
mitica "Cappa Aurea", che donava salute e bellezza ai propri
abitanti.Ecco perché i cittadini dell’antica Crotone (Kroton) oltre ad essere belli, avevano una forza prodigiosa.
Si diceva che l’ultimo dei Crotoniati valesse quanto il primo dei Greci che pure erano celebrati per le doti
fisiche eccezionali.
Tra gli atleti crotoniati il più famoso era Milone,
nato nel VI sec. a.c. Sei vittorie ai Giochi Olimpici; sette ai Pitici, di cui una ancora fanciullo; dieci agli Istmici; nove ai Nemei. La sua immensa fama arrivò fino all'estremo oriente.
Dovette rinunciare a presentarsi ai pubblici giochi, perchè nessuno più osava
contendergli la palma. Fu un condottiero valoroso e permise alla prospera
città di origine achea, governata dal filosofo Pitagora, di sconfiggere Sibari
e diventare così il maggior centro della grecità in Italia.
Milone fu uno dei più ferventi seguaci della scuola. Si racconta che la sala in
cui Pitagora riuniva i suoi discepoli a Kroton aveva il tetto
sostenuto da un pilastro centrale; un giorno questo pilastro cedette, minato da
una mano malvagia e Milone si lanciò a sostenerlo e, da solo, mantenne il soffitto fino a quando tutti i
presenti poterono allontanarsi, ed egli in ultimo con loro, sfuggendo sano e
salvo al crollo.
La leggenda racconta che un giorno Milone, quando già era vecchio ma ancora valido e forte, errando per le foreste
della Sila, vide il tronco di una quercia enorme, che i taglialegna avevano lasciato spaccato a metà , con i
cunei nella fenditura; egli si credette capace, come altre volte, di dividerlo
in due con le sue mani, ma riuscì solo a far cadere i cunei, ed il tronco,
richiudendosi, imprigionò le mani dell'atleta tra le due metà, senza che egli
potesse riuscire, malgrado i maggiori sforzi, a liberarle. Così nell'impossibilità di difendersi,
e spossato dalla fatica, egli divenne preda dei lupi, numerosi allora in quella foresta, che lo divorarono.